Il nero del catrame, il grigio della pietra pomice, l’ocra delle colle e di tessuti come juta e sacchi riciclati: con la forza cromatica di una nuova e differente dimensione del colore, oltre che per l’intensità evocativa e drammatica del suo linguaggio pittorico, Alberto Burri (1915-1995) s’impone, nella seconda metà del secolo scorso, sulla scena artistica nazionale e internazionale.
A lui, alla sua arte e al suo rapporto con la città, il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna dedica un’importante mostra, attorno alla quale quest’anno graviterà la Biennale del Mosaico contemporaneo.
Nato in Umbria, a Città di Castello, prigioniero in Africa dalle truppe inglesi, detenuto in un campo di prigionia in Texas per 3 anni (durante i quali decide l’abbandono della professione medica per dedicarsi totalmente alla pittura), Burri torna in Italia nel 1946 stabilendosi a Roma.
Dopo un viaggio nel 1948 a Parigi, mette a punto il proprio linguaggio rivolgendo un interesse particolare a materiali ritenuti extra-pittorici, la cui introduzione nella sua pittura, fino ad allora figurativa, consente un radicale azzeramento linguistico e una straordinaria libertà operativa che lo renderanno uno dei massimi artisti europei della seconda metà del XX secolo.
All’inizio degli anni Novanta, a Ravenna, Burri avvia una collaborazione con il Gruppo Ferruzzi che lo porta ad appassionarsi ad una pittura rievocativa della grande stagione pittorica dell’arte bizantina -molto presente in città, nelle chiese e negli edifici storici decorati a mosaico – e alla realizzazione di alcuni significativi cicli pittorici che elabora e denomina in differenti modi e in stretta relazione con la storia artistica della città: il ciclo S.Vitale, composto da grandi cellotex (un impasto di legno e colla, in genere usato come isolante nell’edilizia) dipinti ad acrilico di colore nero, e i cicli Nero e Oro (1993) che s’ispirano alla cultura musiva di alta decorazione fiorita a Bisanzio e sviluppatasi a Ravenna con numerosi capolavori d’arte eseguiti con la tecnica del mosaico.
Tutte queste opere, insieme ad alcune serie scelte di creazioni grafiche, di pari intensità e forza cromatica, figureranno negli ambienti del MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna per BURRIRAVENNAORO, importante mostra dedicata al Maestro di Città di Castello.
Organizzata nell’ambito della VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo,in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, l’esposizione presenta circa cento opere in mostra e un’area multimediale biografica, con i progetti e i bozzetti concepiti per la committenza Gardini e dei filmati che documentano l’artista al lavoro.
Grazie alla Biennale del Mosaico, con l’apertura dei luoghi più suggestivi ad artisti provenienti da tutto il mondo, l’intera città viene coinvolta in un ricco programma di eventi: monumenti, musei, chiostri e spazi simbolici diventano gallerie d’eccezione in cui arte antica e contemporanea sono in costante dialogo tra loro. Scoprire Ravenna attraverso l’arte “delle piccole pietre” è un’occasione unica, a cui sono dedicati itinerari rivolti ad appassionati o a semplici curiosi, come quello messo a punto da Elesta, che parte da Milano e tocca località importanti per la storia del mosaico, da Venezia a Spilimbergo, Grado ed Aquileia, fino a giungere a Ravenna.
La mostra, a cura di Bruno Corà e realizzata col sostegno del Progetto del Ministero del Turismo per la valorizzazione di Ravenna Città del Mosaico, oltre che di Regione Emilia-Romagna, Fondazione Gardini, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Romagna Acque Società delle fonti, sarà aperta al pubblico dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024.
BURRIRAVENNAORO
MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
14 ottobre 2023 – 14 gennaio 2024