Un esempio eccezionale di villaggio operaio, perfettamente conservato e vivo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco: è Crespi d’Adda, declinazione italiana delle “company towns” realizzate in Europa e Nord America tra il 19° e l’inizio del 20° secolo per dare abitazioni e servizi ai lavoratori delle industrie, con l’obiettivo di assicurarsi una forza lavoro stabile.
Collocato tra l’Adda e il Brembo, in provincia di Bergamo, fu fondato da Cristoforo Benigno Crespi intorno alla sua fabbrica tessile e poi sviluppato dal figlio Silvio, che aveva approfondito gli esempi all’estero, studiando struttura e funzionamento delle “cotton mills” in Germania e in Gran Bretagna.
L’atmosfera di questo villaggio, fondato nel 1878, completato alla fine degli anni ’20 del secolo scorso e abitato prevalentemente dai discendenti dei primi operai, è sospesa e affascinante: camminando per le sue vie, disposte in uno schema ordinato che si dipana attorno alla strada principale, si possono ammirare le casette multifamiliari, ognuna con il suo giardino, distinte in base al ruolo che i primi abitanti svolgevano presso la fabbrica – una cinquantina di abitazioni per gli operai, le villette più eleganti per i dirigenti raccolte verso sud – e immaginare la vita dell’epoca.
Per i lavoratori erano previsti diversi servizi e benefici, come la scuola, un centro sportivo, una clinica, una cooperativa di consumo, un piccolo teatro, lavatoi, una stazione idroelettrica che forniva energia gratuita. Gli edifici della fabbrica e gli uffici, oltre alla chiesa e al castello, residenza della famiglia Crespi, erano collocati su un lato della strada principale, sulla riva sinistra del fiume Adda, mentre il villaggio con le abitazioni si sviluppava sull’altro lato. La vita delle persone e dell’intera comunità di Crespi d’Adda ruotava intorno alla fabbrica, ai suoi tempi e alle sue esigenze.
Crespi d’Adda oggi
Oggi, con meno di 500 abitanti, Crespi d’Adda si presenta come un caso raro di villaggio operaio autentico e perfettamente conservato, con la sua struttura urbana e architettonica praticamente invariata, sopravvissuta al tempo e ai cambiamenti sociali e economici grazie anche alla sua posizione, parzialmente isolata, tra i due fiumi.
Gli edifici, sia pubblici che privati, sono nella loro condizione originale: pochissimi i cambiamenti apportati, tra cui un diverso colore per le abitazioni – originariamente bianche e con decorazioni in mattoni – e qualche modifica d’uso per alcune strutture.
Crespi, dichiarata patrimonio UNESCO
Inserito nel 1995 dall’Unesco nella World Heritage List – allora, era l’undicesimo sito in Italia, il terzo in Lombardia e il quinto al mondo per l’archeologia industriale – Crespi è un esempio davvero eccezionale, il villaggio operaio dell’Europa del sud più completo e ben conservato, che testimonia un’epoca importante: la nascita dell’industria moderna in Italia.
Si giunse a questo importante riconoscimento più di 25 anni fa, per merito di alcuni giovani universitari locali riuniti nel “Centro Sociale Fratelli Marx”, che riuscirono a far comprendere al mondo il valore di questo piccolo villaggio italiano e a tutelarne l’integrità dagli attacchi della speculazione edilizia. Nel loro progetto per la difesa del paese, accanto all’ambiziosa idea di candidarlo a diventare luogo patrimonio dell’umanità, avevano previsto una serie di azioni di promozione e sviluppo culturale e turistico.
Crespi d’Adda sugli schermi e in tv
Proprio per il suo fascino senza tempo, il villaggio ha ispirato diversi registi che hanno ambientato qui le loro storie, con film, lungometraggi, video musicali. Tra questi “18 regali” di F. Amato, con protagoniste Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli, che racconta la storia di Elisa Girotto e della sua eredità di amore alla figlia, preceduto da “Guida romantica a posti perduti” di Giorgia Farina con Justine Trinca e, nel 2011, “Hypnosis”, film horror girato nel cimitero da due registi al loro esordio nel lungometraggio, Simone Cerri Goldstein e Davide Tartarini. Solo dal 2005 sono stati girati qui più di 40 video e spot pubblicitari, oltre a una puntata di Masterchef, ambientata tra le casette degli operai e le strutture industriali di inizio secolo.
“Crespi d’Adda aspira a guardare al futuro senza compiacersi semplicemente delle memorie del suo glorioso passato”, sottolinea, nel suo libro dedicato alla storia del villaggio operaio, Giorgio Ravasio, presidente dell’Associazione Crespi d’Adda. Un motivo in più per andare a visitare questo luogo meraviglioso.
Tutte le informazioni per la visita: www.crespidadda.it – villaggiocrespi.it
Come arrivare a Crespi d’Adda
In auto, dall’autostrada A4, si esce al casello di Capriate San Gervasio per poi seguire le indicazioni. Crespi d’Adda è Zona a Traffico Limitato da febbraio a ottobre compresi sabato (dalle 13:30 alle 16:30), domenica e festivi (dalle 13:30 alle 19:00).
Il parcheggio visitatori fuori dalla ZTL è disponibile negli orari in cui non è consentito l’accesso delle auto (Euro 5,00 per vettura).
Con i mezzi pubblici:
Da Bergamo: dalla stazione dei treni di Bergamo, il bus in direzione Trezzo sull’Adda si ferma a Crespi.
Da Milano: da Gessate (linea verde M2), prendere il bus ATM in direzione Trezzo sull’Addafino al capolinea; da qui, prendere il bus T.B.S.O. Locatelli in direzione Bergamo: Crespi d’Adda è la seconda fermata.